Сronologia 4

testo tradotto in italiano da Claudio dell'Orda

This Italian translation of the fragments of the 4-st volume by Anatoly Fomenko was done by Claudio dell'Orda from the English edition: 
A. T. Fomenko, T. N. Fomenko, V. V. Kalashnikov, G. V. Nosovskiy
History: " Fiction or Science?"
THE CHRONOLOGY OF RUSSIAN HISTORY.
NEW CHRONOLOGY AND CONCEPTION OF BRITISH HISTORY. ENGLAND AND RUSSIA (OR THE HORDE).
THE CHRONOLOGY AND GENERAL CONCEPTION OF ROMAN AND BYZANTINE HISTORY

Capitolo 3: La nostra ipotesi

11. La vera posizione della città Novgorod la Grande.

11.1. Cosa sappiamo riguardo a Novgorod la Grande?

Novgorod la Grande ha giocato un ruolo importante nella storia della Rus’ di Kiev, come pure nella Russia durante il periodo Vladimir-Suzdal. Molti dei famosi Gran Principi sono originari di Novgorod. Per comodità utilizzeremo per il momento la formula “Novgorod storica” o “Novgorod delle cronache”, per evitare un'esplicita localizzazione geografica; il fatto è che la città oggi identificata come sua discendente, la Novgorod sul Volchov, è veramente difficile che abbia qualcosa a che fare con la sua omonima storica. Per cui, la chiameremo “Novgorod sul Volchov”, o “la moderna Novgorod”; di seguito riportiamo la nostra discussione sulle sue origini.

Si presume che Ryurik, il primo Gran Principe di Russia, provenisse da Novgorod. Pertanto, la dinastia regnante ebbe origine da Novgorod; personaggi come Vladimir il Santo, Yaroslav il Grande, Yaroslav Vsevolodovich, Alexander Nevskiy ecc… hanno tutti portato il titolo di “Gran Principe di Novgorod”, mentre i Gran Principi di Mosca hanno mantenuto il titolo di “Gran Principe di Novgorod e Vladimir” fino al XVI secolo. L'arcivescovo della storica Novgorod aveva occupato una posizione speciale nella gerarchia ecclesiastica russa: era stato l'unico ad avere il diritto di indossare il cappuccio bianco (ancora indossato dai patriarchi russi) fino alla metà del XVI secolo; a partire dal XVII secolo, tuttavia, nella Novgorod sul Volchov non c’è più alcun arcivescovo.

La Novgorod storica, quella descritta nelle cronache, occupa la posizione dell'antica capitale nella storia russa pre-XVII secolo. Innanzitutto, è conosciuta come centro commerciale e importante porto fluviale. La Russia commerciava con l’Europa per procura di Novgorod la Grande, che si suppone fosse il crocevia di importanti rotte commerciali. Tuttavia, gli scavi che si svolgono da molti anni nell’odierna Novgorod, dimostrano piuttosto chiaramente che Novgorod sul Volchov non è mai stata un importante centro commerciale. Ci si chiede anche quale fosse la natura delle rotte commerciali che si intersecavano in questa località. Sarebbe difficile trovare un'altra città la cui posizione sarebbe altrettanto scomoda per il commercio; è distante da ogni via mercantile conosciuta nel Medioevo e la sua posizione geografica è senza speranza dal punto di vista commerciale.

La veche (assemblea) di Novgorod è piuttosto famosa nella storia. Si riuniva presso la cosiddetta Corte di Yaroslav a Novgorod. Le cronache di Novgorod ci parlano delle persone di Novgorod che prendevano decisioni “riunendo una veche alla corte di Yaroslav” ([8], volume 1; anche [759], pagina 59). Nel XVI secolo, Ivan il Terribile soggiornò alla corte di Yaroslav durante la sua visita a Novgorod ([775], pagina 474). Gli storici sono del parere che Ivan avesse addirittura pensato di trasferire la capitale a Novgorod. Stranamente, gli storici moderni non sono ancora riusciti a trovare nemmeno una traccia di questo famoso luogo nella odierna Novgorod. I Gran Principi visitavano costantemente Novgorod, Kiev e la Russia di Vladimir-Suzdal. È noto che la città era collegata a Mosca tramite la “Grande Strada” ([776], pagina 13). Consideriamo la possibile ubicazione di questo percorso, supponendo che la Novgorod delle cronache sia la città sul fiume Volchov. È ancora circondata da paludi e il terreno è quasi impraticabile, vedi nelle mappe della Russia europea presentate nelle figg. 3.26 e 3.27.

Nel 1259, ad esempio, i fratelli Vasilkovich celebrarono l'arrivo di Alexander Nevskiy a Rostov, in viaggio sulla rotta da Novgorod a Vladimir (CCRC, Volume 1, pagine 203 e 226; anche Volume 15, pagina 401).

“Sulla rotta” implica che Rostov si trovi tra Novgorod e Vladimir. Niente di strano finora; nonostante il fatto che Alexander avesse dovuto fare una deviazione, non era stata un granché, vedi sulla mappa.

Tuttavia, apprendiamo anche che il Gran Principe Vassily Vasilyevich fu sconfitto dal Principe Youri sotto Rostov nel 1434, e poi fuggì a Novgorod la Grande, per poi proseguire la fuga a Kostroma e Niznij Novgorod (Bassa Novgorod), vedere [36], pagina 85. Poco tempo dopo (lo stesso anno), il principe Vassily Yourievich “Kossoi” (“Strabico”) aveva “viaggiato [da Mosca – Aut.] a Novgorod la Grande, e da lì a Kostroma, e aveva iniziato a radunare le sue truppe” ([36], pagina 85).


Figure 3.26 – 3.27. La nostra ricostruzione della geografia della Russia nel Medioevo. Novgorod la Grande, come descritta nelle cronache, si identifica nella Russia di Vladimir e Suzdal, con il suo centro a Yaroslavl sul Volga. Era conosciuta come la “Corte di Yaroslav” presso Novgorod la Grande. Le frecce indicano il trasferimento della capitale russa nel XIV-XVI.

Abbiamo quindi scoperto che Novgorod la Grande si situava tra Mosca e Kostroma, e anche tra Kostroma e Rostov. Lo studio della mappa ci dice che, ai nostri giorni, chiunque decidesse di andare da Mosca a Kostroma attraverso l’odierna Novgorod, sarebbe considerato a dir poco eccentrico: non è altro che un viaggio di andata e ritorno. Gli storici stanno cercando di convincerci che il principe Vasily Vasilyevich, sconfitto vicino a Rostov, aveva percorso 500 chilometri di paludi da Rostov a Novgorod, per poi tornare indietro con uguale andatura, attraversando la zona paludosa, per raggiungere al più presto Kostroma.

Ovviamente, potrebbe aver visitato Novgorod durante il viaggio, a causa di circostanze speciali; ma come spiegare il fatto che, pochi mesi dopo, il suo nemico abbia preso la stessa strada assurda per arrivare da Mosca a Kostroma il più presto possibile? Ancora oggi la distanza tra Mosca e Novgorod sul Volchov sarebbe impossibile da coprire senza una ferrovia e l’autostrada che le colleghi. Tra Rostov e Kostroma c'è una strada lunga 120 chilometri, che già nel Medioevo era abbastanza solida. Un'altra famosa strada medievale collega Mosca e Kostroma; la sua lunghezza è pari a circa 270 chilometri. Lungo il percorso ci sono diverse città e paesi famosi: Sergiev Posad, Perejaslav Zalesskiy, Rostov e Yaroslavl. La distanza tra Mosca e Novgorod sul Volchov è di circa 500 chilometri e la maggior parte del terreno è paludoso. Nel Medioevo non esistevano le moderne strade di terra con fondo duro; per cui, il principe in fuga fa una gigantesca deviazione attraverso le paludi del nord (nientemeno che di 1000 chilometri), e poi la ripete al ritorno, anziché utilizzare una strada decente. Non sarebbe più facile raggiungere direttamente Kostroma da Mosca via Yaroslavl?

Naturalmente, tutto quanto esposto sopra ci rende molto sospettosi sul fatto che sia corretto identificare la storica Novgorod la Grande con l’odierna città sul fiume Volchov, che chiaramente non soddisfa le condizioni specificate nelle cronache antiche.

 

11.2. La nostra ipotesi che Yaroslavl sia la storica Novgorod la Grande.

11.2.1. Perché la tradizionale identificazione della vecchia capitale russa (Novgorod la Grande) con l’odierna città di Novgorod sul Volchov è considerata dubbia?

Una volta identificata la città storica di Novgorod la Grande come Yaroslavl e non Novgorod sul Volchov, elimineremo una delle più grandi contraddizioni nella storia russa. Si presume che i Gran Principi di Kiev, Vladimir e Mosca si recassero costantemente a Novgorod, e che il Gran Principato di Kiev e poi quello di Mosca, fossero costantemente in contatto con Novgorod. Ciò presuppone l'esistenza di strade, centri storici e città, tra Mosca e la Novgorod delle cronache. Tuttavia, non è così; Novgorod sul Volchov è una città completamente isolata. Non ci sono centri storici antichi né in direzione di Mosca (a circa 500 km di distanza), né di Kiev (a una distanza di oltre 1.000 km). C'è un gran numero di antichi monasteri a Novgorod sul Volchov, il che non sorprende: i monasteri erano spesso costruiti in luoghi remoti e desolati, e l’odierna città di Novgorod era esattamente questo nei tempi passati, una città posta in un luogo remoto e desolato. Le città storiche russe più vicine (a parte Pskov) sono Vologda, Yaroslavl e Tver; tutte però distano almeno 500 chilometri.

Gli storici considerano Novgorod come uno dei più importanti centri commerciali del Medioevo e che fosse stata attiva prima della fondazione di San Pietroburgo, ma non ci dicono nulla del porto marittimo utilizzato per i commerci con l'Europa. Yaroslavl, per esempio, si trovava all'incrocio tra la Dvina settentrionale e il Volga, entrambi corsi d'acqua navigabili, e commerciava con l'Europa per procura di Arcangelo e Kholmogory, mentre Pskov commerciava attraverso Ivangorod e Narva. Ma che dire dell’odierna Novgorod sul fiume Volchov?

 

11.2.2. L’antico centro commerciale di Yaroslavl. La fiera Molozhskaja.

Yaroslavl è il più grande centro commerciale sul Volga. “La posizione di Yaroslavl la colloca tra Mosca e il Mar Bianco, e anche proprio accanto alla rotta del Volga. Nella seconda parte del XVI secolo, in città c'era una residenza di delegati commerciali inglesi, e venivano acquistate e vendute molte merci straniere... Yaroslavl aveva svolto un ruolo importante nel commercio estero russo, e i suoi grandi magazzini avevano reso la città un centro commerciale di fondamentale importanza... All'inizio del XVIII secolo, la principale via commerciale si spostò da San Pietroburgo ad Arcangelo, per cui cessò l’importanza di Yaroslavl in materia di commercio estero... tuttavia, è rimasta un importante centro commerciale nazionale” ([994], pagine 16, 17 e 24). Un intero capitolo del libro ([994]), che tratta la storia di Yaroslavl nel XVII secolo, è intitolato “Il terzo centro commerciale più importante del Paese”.

Secondo N. M. Karamzin, il periodo di attività commerciale con i tedeschi iniziò sotto Ivan Kalita. Gli storici sono del parere che la figura chiave di questo commercio fosse stata l’odierna città conosciuta come Novgorod, e ci dicono che “Novgorod era stata un’alleata degli Hanse e inviava le merci dei produttori tedeschi a Mosca e in altre regioni del paese” … Ci si chiede come e dove Novgorod si fosse procurata la merce tedesca prima di inviarla a Mosca. A quanto pare, Karamzin si riferisce direttamente al fatto che il principale mercato del paese si trovasse vicino a Yaroslavl, nell'estuario del Mologa ([362], Volume 4, pagina 149). Il diacono Timofei Kamenevich-Rvovskiy, uno storico del XVII secolo, scrive quanto segue nel suo saggio intitolato Sulle Antichità Russe: “Nella foce del glorioso fiume Mologa si sono svolte grandi fiere da tempi immemorabili, anche prima del grande e temibile Zar Vassily Vasilyevich Tyomniy [“il Cieco”] ... Si diceva che venissero a far commercio molti mercanti stranieri dalla Germania, Polonia, Lituania, Grecia e Roma, come pure dalla Persia e da altri paesi.” ([362], Volume 4, commento 323).

Siamo anche venuti a conoscenza del fatto che la quantità di navi che si radunavano all'estuario della Mologa era così grande che la gente poteva attraversare l'estuario, e perfino lo stesso fiume Volga, senza ponte, spostandosi da una nave all'altra. Il mercato era sul campo Molozhskiy: “grande e bello, sette per sette verste. Il tesoro del Gran Principe incassava più di 180 pood d'argento [1 pood = 16,38 chili – Trad.] solo con i dazi” ([362], Volume 4, pagina 323). Probabilmente, già nel XIV secolo, qui c’era il famoso mercato dell'antica Russia, se la sua memoria fosse stata altrettanto fresca e vivida nel XVII secolo. Doveva essere questa la famosa “fiera di Novgorod”, dove le merci arrivavano in tutte le altre città e paesi russi.

Il diacono Timofei prosegue riportando la frammentazione dell'enorme mercato storico in diversi mercati più piccoli: vale a dire che la famosa Fiera di Yaroslavl (Yaroslavskaya) ha dato vita alle seguenti fiere più importanti del XVI-XVII secolo, conosciute come Arkhangelskaya, Svinskaya, Zheltovodskaya (alias Makaryevskaya, nei pressi di Niznij Novgorod, che è da notare), Yekhonskaya, Tikhvinskaya di Novgorod (!) ecc. Quindi, la Fiera di Yaroslavl non solo era stata la prima e la più importante; può anche essere considerata la progenitrice di tutte le fiere e i mercati russi, inclusa la fiera Tikhvinskaya nei pressi di Novgorod sul Volchov, un semplice frammento della più antica e più grande fiera russa di Yaroslavl.

 

11.2.3. Novgorod e Holmgrad.

È risaputo che gli scandinavi che commerciavano con la Novgorod delle cronache, la chiamavano Holmgrad (qv in [758], per esempio). Questo nome viene immediatamente associato a Kholmogory vicino ad Arcangelo. Le fonti antiche si riferiscono specificamente a Kholmogory e non ad Arcangelo, per indicare il vecchio porto sul Mar Bianco, il punto iniziale della famosa rotta commerciale della Dvina settentrionale, che mantenne la sua importanza per il commercio fino alla fondazione di San Pietroburgo. Yaroslavl si trovava all'incrocio delle rotte commerciali della Dvina settentrionale e del Volga; quindi, i mercanti che commerciavano attraverso il porto di Kholmogory erano di Yaroslavl, vedi sopra nella sezione 11.2.2. Tenete presente che la via commerciale della Dvina settentrionale che portava dal Mar Bianco a Vladimir, Suzdal e Mosca, passava attraverso Arcangelo (Kholmogory), a Velikiy Oustyug e Vologda, avvicinandosi al Volga proprio accanto a Yaroslavl; la grande fiera si svolgeva proprio qui, all'estuario della Mologa. Pertanto, gli scandinavi associavano i commercianti russi al nome Kholmogory, essendo quest'ultimo il porto marittimo più vicino sulla strada per Yaroslavl. Per quanto riguarda la Novgorod sul Volchov, era esclusa da tutte le possibili rotte commerciali, per cui nel Medioevo non avrebbe potuto commerciare con nessuno.

 

11.2.4. La Corte di Yaroslavl era la Corte del Gran Principe.

Non è necessario cercare troppo a lungo per scoprire che la Corte di Yaroslav era a Yaroslavl:  a quanto pare si trattava del famoso Cremlino di Yaroslavl. A proposito, gli storici moderni sono dell’opinione che il termine “Cremlino” usato da tutti, compresi gli abitanti di Yaroslavl, sia “sbagliato”, e che si dovrebbe chiamarlo “monastero”, poiché “nessun principe ha mai occupato le sue stanze”. Questo è ciò che insegnano oggi nelle scuole di Yaroslavl. Dobbiamo notare che il Cremlino di Yaroslavl è fatto di pietra bianca, proprio come si presume lo fosse una volta il suo omologo di Mosca. A quanto pare la parola “corte” veniva usata per riferirsi alla corte del principe, ovvero al Cremlino.

 

11.2.5. Le origini del nome Niznij Novgorod.

Una volta che abbiamo restituito il vero nome di Novgorod la Grande a Yaroslavl, capiamo subito perché Niznij Novgorod si chiama così. “Niznij” sta per Bassa, Inferiore; infatti si trova sul Volga, più in basso rispetto a Yaroslavl, vedi sulla mappa.

11.2.6. La regione di Yaroslavl era il dominio del Gran Principe.

La consueta pratica dinastica medievale, faceva in modo che le antiche capitali fossero le residenze dei secondogeniti dei sovrani. Nel XVI secolo, Sigismund Herberstein scrisse infatti che “la città e la fortezza di Yaroslavl sulle rive del Volga, si trovano a 12 miglia da Rostov, direttamente lungo la strada per Mosca. Proprio come Rostov... anche questo territorio era una proprietà ereditaria dei secondi figli (o fratelli) dei sovrani” ([161], pagina 154). Questa è un'altra prova indiretta che Yaroslavl era l'antica capitale dello stato. È noto infatti che prima del XVI secolo, sotto Ivan Kalita e i suoi successori, l'intera regione di Yaroslavl, Rostov e Kostroma non era una proprietà ereditaria, ma veniva considerata il dominio del Gran Principe, ovvero la zona della capitale. Apparteneva al Gran Principe regnante. Quando N. M. Karamzin ci parla del testamento di Ivan Kalita, sottolinea che "non c'è una sola parola su Vladimir, Kostroma, Perejaslav o qualsiasi altra città che sia appartenuta a chiunque fosse nominato Gran Principe” ([362], Volume 4, capitolo 9, pagina 151). Le città nominate da Karamzin delineano la regione di Yaroslavl e Rostov. Ivan III aveva già menzionato Yaroslavl come suo dominio ([759], pagina 62). Successivamente, questa regione divenne dominio dei secondogeniti dei sovrani, poiché la capitale fu trasferita a Mosca. Non dimentichiamo che, secondo la nostra ipotesi, Mosca divenne capitale solo nel XVI secolo.

 

11.2.7. “Gospodin Velikiy Novgorod” (Onorevole Novgorod la Grande), l’agglomerato di città e paesi nella regione di Yaroslavl.

La nostra ipotesi è la seguente. Il termine “Onorevole Novgorod la Grande”, o “Gospodin Velikiy Novgorod” era usato per riferirsi a un intero agglomerato di città e non solo a Yaroslavl; la regione in questione era stata un Gran Principato fino al trasferimento della capitale a Mosca; quest'ultimo ebbe luogo, secondo la nostra ipotesi, nel XVI secolo.

Il Gran Principato, ovvero l'agglomerato dei paesi e delle città che costituivano la capitale della Russia da Ivan Kalita (Califfo) a Ivan III, era costituito dalle seguenti città e dai loro dintorni: Yaroslavl, Rostov, Kostroma, Perejaslavl, Mologa, Vladimir e Suzdal ([362], Volume 4, Capitolo 9, pagina 15; anche [362], volume 5, capitolo 1, pagina 21).

È noto che le fonti scandinave chiamavano Novgorod la Grande con il termine “terra di più città” ([523], pagina 47); in altre parole, la considerava un agglomerato di città; vedere Cronologia5 per una discussione più approfondita su questo argomento. Le fonti russe ci parlano anche delle estremità indipendenti di Novgorod, che occasionalmente si ribellavano anche l'una contro l'altra. Tutte queste estremità erano indipendenti l'una dall'altra e ognuna aveva un capo e un proprio sigillo. L'intera regione di Novgorod era stata divisa tra loro; bisogna anche notare che tutti i documenti ufficiali di Novgorod avevano diversi sigilli, uno per ciascuna città: ce ne sono otto su uno degli editti più antichi di Novgorod ([8], volume 1; anche [759], pagina 59). I rappresentanti delle città si incontravano per discutere e risolvere questioni importanti; questi incontri erano conosciuti come veche, e ce n'erano almeno due: alla “Corte di Yaroslavl”, vedi sopra, e alla “Veche di Sofia”. Si presume che la prima sia stata la più importante. A quanto pare, i rappresentanti di tutte le città che avevano fatto parte del dominio del Gran Principe si riunivano a Yaroslavl e da lì emanavano gli editti con il termine “Onorevole Novgorod la Grande”. La “Veche di Sofia” deve aver avuto luogo a Vologda, che si trova vicino a Yaroslavl. La gigantesca Cattedrale di Sofia esiste ancora oggi a Vologda ([85]). Risale al XVI secolo e deve trattarsi della famosa Cattedrale di Sofia di Novgorod la Grande. È molto probabile che sia stata ricostruita nel XVII secolo.

 

11.2.8. La famosa icona di Novgorod e l’icona di Yaroslavl.

 


Figure 3.28..
L'icona di Yaroslavl conosciuta come “Nostra Signora di Yaroslavl, la Grande Panaghia”, o “L’Orante di Yaroslavl”. Dalla cattedrale Spaso-Preobrazhenskiy del Monastero Spasskiy, 1320 ([142], pagina 11). La città di Yaroslavl. Tratta da [142], pagina 11.

La famosa icona russa conosciuta come “Il Presagio Dato a Nostra Signora di Novgorod” è solitamente associata alla storica Novgorod la Grande. Si tratta di una rappresentazione molto caratteristica della Madonna: ha il busto con le due mani alzate e un cerchio sul petto. Nel cerchio si vede il bambin Gesù; anche le sue mani sono alzate verso l'alto. La disposizione di entrambi i personaggi è diversa da tutte le altre icone. Si scopre che esiste un'altra versione di questa icona, con la figura intera: l'icona di Yaroslavl, conosciuta anche come “Nostra Signora di Yaroslav, la Grande Panaghia”, vedi la fig. 3.28, [142], pagina 11 e anche [255]. Sull'icona vera e propria non c'è alcun nome: deve trattarsi di un'invenzione successiva, poiché le fonti ecclesiastiche non ci dicono nulla del genere. Deve trattarsi di una versione dell’icona del “Presagio”, che era venerata in Russia; c’era anche una speciale festa ecclesiastica in suo onore. L'ovvia relazione tra le due icone portò all'introduzione di un nome diverso, altrimenti la Novgorod delle cronache sarebbe stata misteriosamente associata a Yaroslavl.

La famosa e storica Grande Scuola d’Arte di Novgorod, è molto vicina alla scuola di Mosca, il che è perfettamente ovvio e si spiega con la vicinanza geografica delle due città. La moderna Novgorod sul Volchov è molto distante da Mosca, ma piuttosto vicina a Pskov. Lo stile iconografico prevalente a Pskov è notevolmente diverso da quello sopra; non c’è da meravigliarsi del fatto che le antiche chiese di Novgorod sul Volchov siano decorate nello stile di Pskov e non assomiglino a quelle di Novgorod la Grande e di Mosca. Novgorod sul Volchov era stata una città satellite di Pskov; vediamo ulteriori indizi che ci dicono che la storica Novgorod la Grande non ha nulla in comune con l’odierna Novgorod sul Volkhov; bisogna anche tenere presente la distanza tra le due.

 

 

12. La falsificazione della storia e dell’archeologia di Novgorod sul Volchov.

12.1. La vera cronologia insita nello “strato” delle pavimentazioni di Novgorod sul Volchov.

Le informazioni raccolte nella presente sezione si basano sulle osservazioni riguardanti la dendrocronologia di Novgorod fatte da Y. A. Yeliseyev.

Ci viene detto che Novgorod sul Volchov, che come descritto nelle cronache, gli storici identificano come Novgorod la Grande, possiede un mezzo unico di datazione assoluta: i diversi strati delle presunte pavimentazioni antiche di Novgorod. Tutti gli oggetti trovati in questi strati sono stati datati con sicurezza dagli storici e dagli archeologi moderni, con un tasso di precisione di 10-15 anni ([993]); inoltre, secondo Scaligero e Miller, le datazioni in questione sono state presentate come indipendenti dalla storia russa consensuale. La dendrocronologia di Novgorod sul Volchov è stata presa in considerazione, per dimostrare in modo indipendente, la versione romanoviana della storia russa. Nella fig. 3.29 presentiamo la fotografia di uno scavo con visibili tutti i 28 strati della vecchia pavimentazione di Novgorod; sono in ottime condizioni. Pertanto, 28 è il numero massimo di strati di pavimentazione trovati nella città ([993], pagina 16). L'accademico V. L. Yanin ci dice che “nel corso dei 550 anni trascorsi dalla formazione di questo antico strato di occupazione... qui si vedono... 28 strati di pavimentazione: una gigantesca pila di pavimenti di pino in condizioni eccellenti” ([993], pagina 16). V. L. Yanin scrive inoltre che “questi [presumibilmente - Aut.] tronchi di 800 anni... possono ancora essere utilizzati per scopi di costruzione” ([993], pagina 15).


Figure 3.29.
Fotografia di uno scavo dove si possono vedere
tutti i 28 strati delle vecchie strade asfaltate di “Novgorod” sul fiume Volchov.
Tratto da [993], pagina 21.

Figure 3.29a.
Un'altra foto di uno scavo con i 28 strati di pavimentazione.
Esposto al Museo storico statale.
La foto è stata scattata da A. T. Fomenko nel 2013.

Figure 3.29b.
Un pavimento "antico" perfettamente conservato della "Novgorod" sul Volchov. Esposto al Museo storico statale.
La foto è stata scattata da A. T. Fomenko nel 2013.

Perché sopra, Yanin parla di 550 anni? Il punto è che gli intervalli di tempo tra gli strati della pavimentazione possono essere stimati attraverso il confronto della distribuzione annuale della larghezza degli anelli. Il concetto è semplice e abbastanza chiaro. Non abbiamo verificato l’implementazione pratica di questo metodo; tuttavia, anche supponendo che questa stima sia corretta, ci si trova immediatamente di fronte al seguente problema.

Le strade di Novgorod sul Volchov sono state pavimentate in legno fino al XX secolo, quando poi è stato introdotto l'asfalto; non si vede il motivo per cui gli abitanti della città volessero cessare questa pratica e sguazzare nella terra. Le pavimentazioni di Novgorod sono delle tipiche strade di tronchi che sono stati un elemento indispensabile per la vita umana nelle zone paludose, e venivano utilizzati costantemente. Questo ci offre un’eccellente opportunità per stimare la data della fondazione dell’odierna Novgorod. La sottrazione di 550 anni dalla datazione arbitraria del XX secolo come il 1940, ci lascia con una datazione approssimativa del 1400.

Come potrebbe essere vero? Consideriamo la questione dal punto di vista di uno storico pro Scaligero, che insisterebbe sulla fondazione della Novgorod delle cronache nel X secolo d.C. e sull'identificazione della città con l’odierna Novgorod sul Volchov (e non Yaroslavl sul Volga, implicita nella nostra ricostruzione). Ciò comporta che la costruzione delle strade forestali dovrebbe coincidere con la fondazione di qualsiasi tipo di insediamento da quelle parti; anche gli storici sono d'accordo con questo. La condizione ideale dello strato più basso, lo rende il primo; se ci fossero stati degli strati precedenti che si fossero decomposti completamente, lo strato più basso sarebbe stato semi-decomposto. Non vediamo nulla del genere. Pertanto le stratificazioni ci dicono che il primo insediamento in queste paludi deve essere datato al XV secolo e non al X.

I “dendrocronologi” guidati dall'accademico V. L. Yanin, suggeriscono di spostare indietro di 500 anni la cronologia di Novgorod, e affermano che tutti gli strati della pavimentazione devono essere datati all'epoca del X-XV secolo ([993], pagina 16). Citiamo da V. L. Yanin: “E così, la formazione dello strato antico di occupazione avvenne tra la metà del X secolo e la fine del XV; il processo ha richiesto 28 anni di pavimentazioni ed è durato più di 550 anni” ([993], pagina 16). In altre parole, ci viene detto che lo strato superiore dei pavimenti di Novgorod risale al XV secolo. In questo caso, che fine hanno fatto i numerosi strati delle strade forestali pavimentate nei successivi 500 anni (XV-XX secolo)? Si dice che questi siano “marciti e decomposti completamente”, il che appare estremamente bizzarro. I pavimenti “antichi” sono rimasti intatti, mentre quelli più recenti (dal XVI secolo in poi) sono tutti scomparsi senza lasciare traccia.

Yanin ci dice che “la materia organica rimane in condizioni eccellenti a causa dell'elevata umidità prevalente negli strati inferiori del terreno di Novgorod” ([993], pagina 16). In altre parole, le paludi preservano la materia organica dalla decomposizione; questo è un fatto ampiamente noto. Poiché la città di “Novgorod” sul Volchov è stata fondata tra le paludi, non ci sono stati problemi con la conservazione della sostanza organica: bisogna però chiedersi per quali ragioni questo processo abbia smesso di verificarsi nel XV secolo. Yanin scrive che “nessuna materia organica proveniente dagli strati successivi è arrivata ai nostri giorni (dalla seconda metà del XV secolo in poi)” ([993], pagina 46). Quale cataclisma ha colpito la regione di Volchov nel XVI secolo e perché la conservazione della materia organica si è fermata? Gli “archeologi di Volchov” non possono darci una risposta comprensibile. In altre parole, si può vedere che tutti i reperti dell'area di Volchov sono stati arbitrariamente datati ad epoche precedenti al XV secolo. Ciò ha portato ad una strana lacuna “nell’archeologia e nella cronologia della regione di Volchov”, nientemeno che una lacuna di 400 anni. Questa mancanza ha cancellato ogni evento storico avvenuto in questa regione tra il XV e il XX secolo. A quanto pare gli archeologi si sono accorti del divario cronologico, e si sono piuttosto allarmati riguardo a questo resoconto. Yanin menziona un divario di 400 anni, nella dendrocronologia della regione di Volchov, nella nuova edizione del suo libro ([993]). Afferma che il divario è stato colmato, ma non si preoccupa di divulgare alcun dettaglio o spiegare come sia stato fatto.

Torniamo alla questione della ricerca di una datazione assoluta degli strati pavimentali della regione di Volchov. Perché sono stati datati all'epoca del X-XV secolo? Il libro di Yanin contiene la seguente risposta: “Siamo prima… riusciti a costruire una scala dendrocronologica relativa… e poi siamo arrivati alle datazioni assolute. Abbiamo studiato i tronchi delle fondamenta delle chiese di Novgorod; le date in cui furono fondate queste ultime ci sono note dalle cronache” ([993], pagina 20). Yanin ripete questa affermazione nella riedizione del suo libro nel 1998.

Tutto diventa perfettamente chiaro: Yanin ci dice esplicitamente che l’intera dendrocronologia di Novgorod sul Volchov si basa sulla cronologia di Scaligero e Miller delle cronache russe, che sono state utilizzate come fonti per le date di costruzione delle diverse chiese. I tronchi delle loro fondazioni furono ipso facto “datati”, e le datazioni degli strati della pavimentazione furono calcolate successivamente. Tuttavia, sappiamo già che le cronache in questione sono falsificazioni o edizioni del XVII-XVIII secolo, vedi Cronologia4, capitolo 1. La datazione “dendrocronologica” indipendente degli oggetti scavati nella regione di Novgorod sul Volchov, è quindi fuori questione.

V. L. Yanin ne era evidentemente consapevole, poiché nell'edizione del 1965 del suo libro, troviamo il seguente passaggio: “B. A. Kolchin sta attualmente raccogliendo gli esemplari di tronchi risalenti al XVI, XVII e XVIII secolo, al fine di completare la scala e farla arrivare fino ai giorni nostri, per poi tornare indietro per ottenere l’assoluta certezza” ([993], pagine 20- 21). Sfortunatamente, l’edizione del 1998 tace completamente sui dettagli di questa “verifica”; sarebbe molto interessante sapere come Kolchin è riuscito a colmare il divario di 400 anni nella dendrocronologia di “Novgorod”.

L'importante circostanza che l'intera storia e cronologia di Novgorod sul Volchov si basano solo su cronache o fonti scritte, è riconosciuta dagli stessi studiosi di storia. Lo storico M. Karger, ci dice che “questi resoconti... sono rimasti, fino a tempi molto recenti, l'unica fonte per la ricostruzione della storia antica della città” ([365], pagina 8).

La nostra ricostruzione della vera cronologia di Novgorod sul Volchov è la seguente. Qui fu fondato una sorta di insediamento nel XV secolo, forse più tardi. Nel XVII secolo, durante la guerra con la Svezia, si dovette costruire una piccola fortezza. A causa del carattere paludoso del terreno, le strade dell'insediamento necessitavano di una pavimentazione; questi pavimenti in legno alla fine affondarono e furono necessari nuovi strati di assi. Questa attività deve essere continuata fino al XX secolo, poiché non si vede altro motivo per cessarla se non l'avvento dell'asfalto; gli ultimi strati di pavimentazione devono quindi risalire al XIX, o addirittura al XX secolo ([365], pagina 8). Non dimenticate che gli “scavi di Novgorod” sono iniziati solo nel XX secolo ([365], pagina 8). Ci si potrebbe chiedere perché gli archeologi del XIX secolo non abbiano avuto la brillante idea di scavare i famosi “antichi pavimenti della Grande Novgorod”; potrebbe essere che questi pavimenti venissero ancora utilizzati attivamente nel XIX secolo? Lo strato superiore dei travetti in legno, oggi datato XV secolo, era ancora ben visibile a tutti nel XIX secolo e considerato recente; per cui, risulterebbe impossibile datarlo al XV secolo.

Gli scavi dei famosi strati pavimentali iniziarono solo nel 1951, nei luoghi delle costruzioni distrutti durante la guerra del 1941-1945. Yanin riporta ciò che segue:

“Nel 1951, mentre gli archeologi stavano valutando le coordinate dei futuri scavi, il territorio era una terra desolata ricoperta di una rigogliosa bardana e cespugli di sambuco... in mezzo alle erbacce si intravedevano i pezzi arrugginiti degli armamenti per il cemento armato… i ciuffi d'erba crescevano tra i detriti dei mattoni e la malta: di una città fiorente, i nazisti lasciarono 1/250esimo di terra desolata. Era il settimo anno dopo la guerra; Novgorod si stava lentamente riprendendo, rialzandosi e ricostruendosi dalle rovine carbonizzate” ([993], pagina 10).

L'accademico Yanin procede dicendoci che lo “strato di occupazione” di Novgorod sul Volchov è aumentato di due metri dalla fine del XV secolo ([993], pagina 16). In altre parole, lo strato di occupazione costituito dalle pavimentazioni delle strade in tronchi, si trovava a una profondità di circa due metri; potrebbe benissimo trattarsi della pavimentazione prebellica del XX secolo, anteriore agli scavi di circa un decennio.

I nostri avversari potrebbero ricordarci che tra i tronchi della pavimentazione sono stati rinvenuti dei documenti “antichi” scritti su corteccia di betulla; si presume risalgano al XI-XV secolo. L'idea che la corteccia di betulla possa essere stata usata per scrivere nel XIX secolo, è da considerare assurda. Qui di seguito vi ricordiamo il contenuto delle cronache ottocentesche; come vedremo, non contengono nulla che non possa essere stato scritto nel XIX secolo. Per quanto riguarda l’uso molto recente della corteccia di betulla per la scrittura, citiamo lo stesso V. L. Yanin: “Molti documenti su corteccia di betulla sono sopravvissuti e oggi sono conservati in musei e archivi: tra questi, cronache successive risalenti al XVII-XIX secolo, e interi libri... nel 1715 i siberiani usavano un libro fatto di corteccia di betulla per tenere i registri fiscali... L'etnografo S. V. Maksimov, che aveva visto un libro di corteccia di betulla in un insediamento di vecchi credenti sul fiume Mezha, aveva persino espresso il suo stupore per questo materiale da scrittura, così insolito per noi... inoltre, è risaputo che gli svedesi usassero la corteccia di betulla per scrivere nel XVII-XVIII secolo” ([993], pagina 27).

Inoltre: “l’etnografo A. A. Dounin Gorchavich, che aveva visto i khanty [un gruppo etnico indigeno del Nord della Russia – Tradutt.] preparare la corteccia di betulla per la scrittura, all'inizio di questo secolo [il XX – Aut.], riferisce che il materiale viene bollito in acqua per renderlo adatto alla scrittura” ([993], pagina 29).

Uno dei nostri lettori, un ingegnere geologo della regione russa di Komi (città di Oukhta) che si chiama Vitaliy Vasilyevich Kozlov, ci ha inviato delle informazioni riguardo il libro sulla storia dell'editoria durante la seconda guerra mondiale. La sezione sulle pubblicazioni di guerriglia (giornali, volantini, opuscoli, ecc.) ci racconta dell'uso della corteccia di betulla nella stampa, in particolare da parte dei guerriglieri del nord-ovest, dove si trova Novgorod sul Volchov. La corteccia di betulla è stata quindi utilizzata come materiale per scrivere fino alla metà del XX secolo.

Pertanto, il fatto che siano stati trovati documenti in corteccia di betulla negli strati superiori dei pavimenti di Novgorod, non implica necessariamente che questi strati siano molto antichi. Potrebbero anche risalire al XIX e persino al XX secolo.

Ci si potrebbe chiedere le ragioni dell'utilizzo della corteccia di betulla come materiale per scrivere nel XIX secolo, dopo l'invenzione della carta. Il fatto è che la carta rimase piuttosto cara fino al XX secolo, mentre la corteccia di betulla era molto più economica, soprattutto al Nord. Il materiale per scrivere in questione, non era costituito da semplici pezzi di corteccia staccati da un albero:

“La corteccia di betulla veniva bollita in acqua per renderla più elastica e adatta alla scrittura; gli strati grossolani venivano rimossi... ai fogli di corteccia veniva solitamente data una forma rettangolare” ([993], pagina 33). Pertanto, la corteccia di betulla potrebbe aver fatto concorrenza alla carta fino al XIX secolo, dato il suo basso costo.

V. L. Yanin ci dice che “tutti i libri e i documenti fatti in corteccia di betulla che erano noti agli scienziati prima del 26 luglio 1951, furono scritti con inchiostro, senza eccezioni” ([993], pagina 30). Tuttavia, i famosi documenti in corteccia di betulla di Novgorod sul Volchov, sono incisioni su pezzi di corteccia, senza nessuna traccia di inchiostro. Perché facevano così? Il terreno paludoso doveva essere così umido che l'inchiostro veniva dilavato; gli unici pezzi di corteccia di betulla con del testo sopra, sono quelli in cui le lettere sono state incise. Un tipico documento trovato a Novgorod sul Volchov può essere visto nella fig. 3.30.

Torniamo al contenuto degli “antichi” documenti rinvenuti a Novgorod sul Volchov. Quasi

tutti i documenti menzionati nel libro di Yanin intitolato I Have Sent Thee a Birch Bark Epistle, sono di natura quotidiana; il loro testo non contiene segni della loro “grande antichità”, sebbene gli storici moderni cerchino di leggerli nel testo dei documenti. Eppure questi “segni” potrebbero benissimo essere quelli del XIX secolo, come nel caso, ad esempio, del Documento n. 288, datato il presunto XIV secolo (come stiamo cominciando a capire, la datazione reale è 400 anni più recente e appartiene all'epoca del XVIII-XIX secolo).


Figure 3.30.
Documento n. 109 di Novgorod sul Volchov in corteccia di betulla. Datato arbitrariamente al presunto XII secolo; in realtà i documenti risalgono al XVI-XVII secolo. Segnaliamo l'uso dei due punti nella punteggiatura. Tratto da [993], pagina 172.

 

Il documento dice quanto segue: “khamu, tre cubiti… uno zolotnik [1/96 di libbra – Trad.] di filo di seta verde, un altro di seta dorata, e un altro ancora, colorato di giallo e verde… uno zolotnik di candeggina per sbiancare, del sapone bulgaro sempre per sbiancare, e ancora per sbiancare...” ([993], pagine 45-46). Yanin commenta questo testo nel modo seguente: “sebbene questa epistola non abbia né capo né coda, si può essere certi che è stata scritta da qualche ricamatore. Il tessuto (kham in antico russo) doveva essere sbiancato con candeggina e sapone” ([993], pagina 46). Chi ha detto a Yanin che in russo antico kham sta per “tessuto”? Non troviamo nulla del genere nel dizionario di V. Dahl ([223], [224] e [225]). Tuttavia, per il momento non discutiamo di questo; forse c'era qualche testo che riportava la parola kham, riferita a un tessuto di qualche tipo. Tuttavia, poiché il documento in questione riguarda il ricamo in seta, non avrebbe più senso supporre che “khamu” sia in realtà una parte della parola “barkhatu” (il caso genitivo di “barkhat”, la parola russa per “velluto”), con la lettera “T” che in Russia si scriveva comunemente in un modo speciale, con tre “gambe” nella parte inferiore, per cui può essere facilmente confusa con la lettera M. Dopotutto, la seta veniva usata molto spesso per ricamare sul velluto; in generale, tutti gli oggetti citati nel testo: velluto, sapone, candeggina e seta colorata, erano comuni nel XIX secolo.

Lo stesso accade con tutti gli altri documenti di Novgorod sul Volchov. Riassumiamo. L’intera situazione sembra davvero molto strana: appena 50 o 100 anni dopo che i pavimenti in legno cessarono di essere utilizzati, gli storici e gli archeologi li riscoprono e proclamano che i tronchi utilizzati per la pavimentazione risalgono a tempi immemorabili. Ciò è una conseguenza diretta del fatto che la scienza storica non dispone ancora dei mezzi per una datazione oggettiva; la cronologia consensuale è quindi un caos totale di datazioni soggettive. Abbiamo visto che ciò accade molte volte; gli scavi a Novgorod sul Volchov non sono che un altro esempio.

 

 

12.2. Novgorod sul Volchov era anche conosciuta come “okolotok” (parola russa usata per un insediamento parrocchiale).

Ricordiamo ai lettori che, secondo la nostra ricerca, la città di Novgorod la Grande descritta nelle cronache, non ha nulla in comune con la città nelle paludi della regione di Volchov, conosciuta oggi con lo stesso nome (a quanto pare, questo nome orgoglioso è stato associato solo con la città in questione nel XVIII secolo. È molto probabile che le cronache russe abbiano usato il nome “Novgorod la Grande” per riferirsi all'agglomerato di paesi e città situato nell'interfluvio del Volga e dell'Oka; in altre parole, non ad una singola città, ma all’intero territorio conosciuto oggi come “Russia di Vladimir e Suzdal”. Secondo la nostra ricostruzione, il centro amministrativo dell'agglomerato si trovava nella città di Yaroslavl sul Volga (la famosa “Corte di Yaroslav”).

Pertanto, ci si potrebbe chiedere quale fosse l'antico nome dell’odierna Novgorod sul Volchov, utilizzato prima del XVII secolo, quando questa città venne chiamata erroneamente “Novgorod la Grande”. Considerando che ciò avvenne solo 300 anni fa, con l’aiuto delle fonti antiche abbiamo qualche speranza di ricostruire il vero vecchio nome della città sul Volchov.

La nostra speranza non è vana, anzi è molto facile scoprire il vero nome di “Novgorod” sul Volchov. Apprendiamo quanto segue dalla guida intitolata La Cittadella di Novgorod ([731]): “Tutto ciò che si trovava al di fuori dell'insediamento iniziale di Novgorod, era conosciuto come okolotok. Anche nel XIV-XVI secolo, con questo nome si indicava l’intero territorio della cittadella, esclusa la Corte del Sovrano. Okolotok era arrivato a sostituire il nome originale di Novgorod” ([731], pagina 9). Con il termine “insediamento iniziale” gli autori del libro intendono una cittadella piuttosto minuscola nel centro della città: “Novgorod (o la sua cittadella, in realtà le due cose erano la stessa cosa) era stata il centro della veche della città che fu costruita sul fiume Volchov... la piccola corte principesca inizialmente copriva l'intera città” ([731], pagina 9).

I dettagli divulgati sulla storia “eroica” di Novgorod sul Volchov sono quindi di altissimo livello: ci viene detto che il nome Novgorod era stato usato solo per riferirsi alla piccola cittadella nel centro della città, mentre, come possiamo vedere ora, nella “profonda antichità” il resto aveva posseduto un nome diverso. Nel XVI secolo, anche il Cremlino non era più conosciuto come Novgorod, ma piuttosto come “okolotok”, vedi sopra. Esiste la possibilità che la corte del sovrano fosse ancora conosciuta come Novgorod. Gli storici sono quindi del parere che gli abitanti della città sul fiume Volchov si ricordassero ancora del suo nome cronologico “Novgorod”, e l’abbiano usato per la sola corte cittadina; si ammette anche che la parola “okolotok” fosse stata usata per il resto dell’odierna “Novgorod”. Ci si potrebbe chiedere quali siano le ragioni per cui il nome “Novgorod la Grande” potrebbe essere stato dimenticato dagli abitanti della città. Dopo tutto, un insediamento militare o monastico minore sul fiume Volchov, potrebbe essere stato conosciuto come “Novgorod”, poiché il nome si traduce con “Città Nuova”, e l'insediamento era stato costruito di recente nel XV secolo. Tuttavia, ci viene detto che non è mai stato conosciuto come “la Grande”.

Siamo del parere che quanto sopra implichi l’inesistenza di un nome proprio per la cittadina sul fiume Volchov nel XVI secolo, o prima dell’epoca dei Romanov; il nome “okolotok” è di natura molto generale e descrittiva. Era ancora in uso relativamente di recente per riferirsi a un gruppo di villaggi, un sobborgo o un insediamento parrocchiale ([224], Volume 2, pagina 1717). Il grado di polizia di “okolotochniy nadziratel”, ovvero “ufficiale responsabile dell’okolotok”, esistette in Russia fino al XX secolo (ibid).

La città di Novgorod sul fiume Volchov fu quindi un insediamento recente e di minore importanza nel XVI, inizio XVII secolo, privo di un nome proprio. Lì, potrebbe esserci stato un remoto monastero, o un piccolo forte; l'insediamento che era apparso nelle vicinanze divenne noto come “okolotok”. Questa parola deriva probabilmente dalla parola russa “okolo”, che significa “vicino, i dintorni”, cioè (della cittadella militare, per esempio). Un po' più tardi, nel XVII secolo, quando l'intera storia russa venne distorta per servire gli interessi della dinastia dei Romanov, i truffatori avevano bisogno di una città russa che interpretasse il ruolo di Novgorod la Grande, come descritta nelle cronache, al posto dell'originale Novgorod o Yaroslavl. Gli eventi raccontati nelle cronache furono così trasferiti, nelle fonti cartacee, sulle rive paludose del fiume Volkhov. Le nuove mappe, così come le mappe “antiche” contraffatte e prodotte in serie nel XVIII-XIX secolo, adottarono la formula “Novgorod la Grande”.

La gente del luogo ha accettato il nuovo nome senza molta procrastinazione; bisogna pensare che il loro primo incontro con la presunta grande storia della “Grande Novgorod” sul fiume Volchov, sia avvenuto in realtà circa 100-200 anni dopo, quando lessero la Storia di N. M. Karamzin, dove la localizzazione sul Volchov di Novgorod la Grande, era già abbastanza esplicita. Va detto che Novgorod sul Volchov divenne ufficialmente Novgorod la Grande alla fine degli anni ’90.

Ciò spiega la condizione di Novgorod sul Volchov nel XVII secolo, abbastanza povera per lo storico M. Karger, tanto da scrivere del “destino storico della città che si è trasformata in un centro arretrato dell'anonima provincia di Novgorod...” ([365], pagina 5). Tutto è perfettamente chiaro: il nuovo insediamento cominciò ad affermarsi solo nel XVII secolo; qui c'era una palizzata. Apprendiamo che “il governo di Mosca si stava ancora occupando del mantenimento della capacità difensiva della palizzata di Novgorod” ([365], pagine 12-13).

 

12.3. Le attrazioni turistiche presentate come la famosa “Corte del Sovrano”, dove aveva risieduto l’Arcivescovo di Novgorod la Grande.

La storia della cronaca di Novgorod la Grande ci dice molto sulla famosa “Corte del Sovrano”, ovvero la residenza dell'arcivescovo di Novgorod. L’arcivescovo era conosciuto come il sovrano di Novgorod e, secondo le cronache, governò su tutta la città. La sua influenza era immensa, non solo a Novgorod, ma in tutta la Russia, così come la sua ricchezza. È rimasto qualcosa della sua corte, che doveva essere affogata nel lusso e nell'opulenza? Le cronache ci dicono che il territorio della “Corte del Sovrano” ospitava il palazzo arcivescovile e una serie di altri edifici. Ne vediamo qualche traccia da qualche parte nella moderna Novgorod?

L. A. Rozhdestvenskaya, nella guida dal titolo La Cittadella di Novgorod ([731]) è abbastanza sicura quando, in conseguenza alle cronache, ripete quanto segue: “l'Arcivescovo, noto anche come il Sovrano, era stato l'unico signore e padrone della cittadella e della corte, che formava il centro di Novgorod nei primi giorni dell'esistenza della città” ([731], pagina 9). Quindi, la Rozhdestvenskaya passa dalla “storia antica” alla condizione odierna locale:

“La Corte Sovrana della cittadella di Novgorod è un notevole complesso di edilizia civile che aveva ospitato i servizi amministrativi ed economici. Qui aveva vissuto anche l'arcivescovo di Novgorod, noto per essere il possessore di un enorme tesoro; nella cittadella si riuniva anche il Consiglio dei Signori, per decidere sulla politica interna ed estera di Novgorod la Grande” ([731], pagina 24). Si scopre che gli storici ci dimostrano effettivamente l’esistenza di una “corte sovrana” a Novgorod sul Volchov, vedi la fig. 3.31. Bisogna dire che l'edificio che vediamo è del tutto insignificante: si vede il muro di una cittadella e un semplice edificio a due piani, che è chiaramente tutt'altro che antico. Indaghiamo sull’età degli edifici che compongono l’insieme della presunta “Corte del Sovrano”, ed anche sulla loro sorte nel XVII-XIX secolo: ricostruzioni, ristrutturazioni, uso generale ecc…

 


Figure 3.31.
La presunta “Corte del Governatore di Novgorod la Grande” nell’odierna città di Novgorod sul fiume Volchov.
Tratto da [731], pagine 64-65, inserti.

Ciò che siamo venuti a sapere è che quasi tutti gli edifici della “Corte del Sovrano” (con la sola eccezione della “camera con le faccette”) furono realizzati nel XVII-XIX secolo ([731], pagine 24-28), per cui successivi all'epoca della presunta residenza dell’Arcivescovo di Novgorod sul Volchov, di alcune centinaia di anni. Siamo del parere che non sia mai esistito un arcivescovo a Novgorod sul Volchov. È noto che “fin dal XVII secolo, la cittadella di Novgorod è stata una roccaforte dove risiedevano i capi militari” ([731], pagina 18). Capi militari, sia chiaro, e non arcivescovi. L’edificio principale della “Corte del Sovrano” è il cosiddetto “Palazzo delle Faccette”; ci rifletteremo a lungo più avanti.

Inoltre non esistono cartelli che indichino l’ex residenza di un sovrano, o di un arcivescovo, presso la “Corte del Sovrano”. Gli storici non hanno ancora raggiunto alcun consenso nel selezionare un solo edificio della “Corte del Sovrano” e chiamarlo “Palazzo dell’Arcivescovo”; a quanto pare si tratta di un “serio problema scientifico” e non c’è unanimità tra le fila degli storici. Ad esempio:

“Secondo l’architetto V. N. Zakharova, il palazzo arcivescovile è l'edificio tra il palazzo Likhoudov e la Torre del Metropolita... poiché quest'ultima deve trovarsi nelle immediate vicinanze del palazzo” ([731], pagina 28). Vediamo che l’edificio considerato tradizionalmente il “Palazzo arcivescovile” è, secondo l’opinione degli architetti, qualcosa di completamente diverso. Anche le guide moderne lo chiamano indirettamente “il cosiddetto Palazzo dell'Arcivescovo” ([731], pagina 28).

Gli storici sono eccezionalmente orgogliosi del cosiddetto Palazzo delle Faccette della cittadella di Novgorod sul Volchov; la guida ([731]) dedica un intero capitolo a questo edificio. L. A. Rozhdestvenskaya scrive:

“Il Palazzo delle Faccette, conosciuta anche come Palazzo del Sovrano, è uno degli edifici più notevoli dell’intero complesso della Corte del Sovrano e l’unica costruzione del genere che ha raggiunto la nostra epoca. Una cronaca di Novgorod risalente al 1433 riporta: “Nello stesso anno Sua Santità Eufemio costruì nella sua corte un palazzo con 30 porte. Gli artigiani di Novgorod lavorarono insieme ai loro colleghi tedeschi” ([731], pagina 33).


Figure 3.32.
Il piccolo edificio all’interno della cittadella dell’odierna
Novgorod sul fiume Volchov,
che svolge il ruolo del “Palazzo delle Faccette” nella
“Corte del Governatore di Novgorod la Grande”.
La costruzione dell'edificio è quindi databile al XV secolo.
Si tratta comunque di una tipica costruzione del XVII-XVIII secolo.
Non è chiaro il motivo per cui questo particolare
edificio fu datato al XV secolo e chiamato “Palazzo delle Faccette”:
non si vede alcuna superficie bugnata e, quindi, “sfaccettata”,
mentre il nome stesso suggerisce che
le facciate fossero decorate in un modo particolare.
Tratto da [731], pagine 64-65,

Figure 3.33.
Il Palazzo delle Faccette del Cremlino a Mosca.
Vediamo la parte anteriore orientale del muro esterno del palazzo,
che ha una superficie bugnata (sfaccettata),
da cui il nome.
Foto del 2003. Vedi anche [191].

Figure 3.33a.
Altra fotografia raffigurante il Palazzo delle Faccette del Cremlino di Mosca.
Sono ben visibili gli intonaci esterni decorati in rilievo,
che hanno dato il nome al palazzo.
Foto del 2003. Vedi anche [191].

Figure 3.34.
La residenza dei boiardi Romanov su via Varvarka.
XIX secolo.
Una chiara imitazione del famoso Palazzo delle Faccette dell'Orda.
Tratto da [614:1], p.180.

Figure 3.35.
L'interno dell'edificio anonimo che si dice sia il "Palazzo delle Faccette di Novgorod la Grande".
Si presume che risalga al XV secolo,
tuttavia l'opera è una mera imitazione dello stile del XV secolo e molto probabilmente risale al XIX secolo.
Tratto da [731], pagine 64-65, inserti.

Nella fig. 3.32. ciò che vediamo è un’abitazione molto comune del XVII-XIX secolo; c’è una grande abbondanza di case simili in molte città russe. A proposito, nella foto vediamo solo una porta (fig. 3.32). È un mistero come si possano realizzare 30 porte in questo edificio. Si potrebbe supporre un'esagerazione da parte del cronista o che nella numerazione sono state contate anche le porte interne. Tuttavia, tale “esagerazione” sembrerebbe piuttosto strana; vediamo chiaramente che il cronista si riferisce a ciò che aveva pensato fosse affascinante. Non c’è nulla di sorprendente nel fatto che ci siano 30 porte interne: quasi tutte le grandi case ne avranno così tante o persino di più. 30 ingressi implicano invece una grande dimensione dell'edificio e una certa eccentricità della sua architettura. Tutto questo sembra che sia esistito nella realtà; tuttavia, esistette nell’enorme Yaroslavl, la storica Novgorod la Grande, che subì molti danni nel “massacro di Novgorod” del XVI secolo, e non nel “centro arretrato dell’anonima provincia di Novgorod…” ([365], pagina 5).


Figure 3.36.
Fotografia del Salone delle Cerimonie presso il Palazzo delle Faccette
nel Cremlino di Mosca. Tratto da [191], inserto.

Figure 3.36a.
Altra fotografia del Salone delle Cerimonie.
La foto è stata scattata dagli autori nel 2000.

Figure 3.37.
Cena di gala nel Palazzo delle Faccette. Zichy Mihaly.
1883-1895.

Torniamo alla città sul fiume Volchov. Da dove ha preso il nome il cosiddetto “Palazzo delle Faccette”?

Sappiamo tutti com’è fatto il famoso Palazzo delle Faccette del Cremlino di Mosca. La sua facciata è composta da blocchi di pietra tetraedrici che formano parecchie sfaccettature, che rendono il Palazzo davvero unico (vedi le figg. 3.33, 3.33a e 3.34). Il nome stesso del Palazzo deriva da questi blocchi di pietra, cosa sottolineata anche dagli storici ([191], pagina 8).

Ci sono blocchi sfaccettati in qualche punto del “Palazzo delle Faccette di Novgorod” (fig. 3.32)? Nessuno! Le pareti sono perfettamente comuni, lisce e intonacate. Non c'è traccia di una sfaccettatura da nessuna parte. I nostri oppositori potrebbero dire che qualcuno deve aver staccato i blocchi di pietra, per poi sostituirli con dell’intonaco. Ma quando è successo e come? Non ci sono né documenti, né guide ([731]) che ci dicono una sola parola al riguardo.

Siamo dell'opinione che ciò che vediamo qui non è altro che un tentativo di trovare un fondamento solido per la versione romanoviana della storia russa appena introdotta, e per di più goffo. Il concetto era piuttosto semplice: bisognava dimostrare che il piccolo insediamento sul Volchov, una volta era stato la città di Novgorod la Grande, come menzionato nelle cronache. Quest’ultimo specificava l’esistenza del famoso Palazzo delle Faccette a Novgorod la Grande, per cui gli storici pro-Romanov decisero che un certo edificio del XVIII secolo, potesse passare per il famoso Palazzo delle Faccette, e la targa commemorativa con scritto “Palazzo del Sovrano. 1433 d.C.”  che è stata fissata al muro, è la prova principale di questa identificazione (vedere la fig. 3.32). La targa commemorativa sancisce la trasformazione di un semplice edificio in un'attrazione turistica, che opera in questa veste da molti anni.

Potrebbe essere che l'interno del poco attraente “Palazzo delle Faccette” dell'insediamento sul Volchov, sia capace di sorprenderci con la sontuosità delle sue decorazioni, senza lasciarci dubbi sul fatto che l'anonimo edificio che si vede nella fig. 3.32 una volta sia stato il famoso Palazzo delle Faccette di Novgorod la Grande?

La stessa guida che abbiamo citato, ci dice che esiste un famoso atrio storico nel cosiddetto “Palazzo delle Faccette”:

“Il Palazzo del Sovrano è stato il testimone silenzioso di tanti avvenimenti storici. I delegati del Gran Principe di Mosca venivano ricevuti qui, come pure i visitatori provenienti da terre lontane; qui furono letti molti decreti reali. Nel 1478 udì l'editto di Ivan III sull'annessione delle terre di Novgorod da parte di Mosca... e nel 1570 vide il triste banchetto di Ivan il Terribile” ([731], pagina 34).

Sappiamo che aspetto avevano i saloni reali nel XV-XVI secolo, il miglior esempio sono gli edifici del Cremlino a Mosca, datati dagli storici lo stesso XV secolo del Palazzo delle Faccette di Novgorod la Grande. Alcuni di loro sostengono addirittura che alcuni frammenti di quanto sopra risalgono al XII secolo ([557], pagina 37); tuttavia la data riportata sulla lapide è quella del 1433, vedi la fig. 3.32.

Consideriamo ora la “sala d'ingresso” dell'edificio di Novgorod sul Volchov, la cui fotografia può essere vista nella fig. 3.35. L'interno di questo “salone” è in pessima corrispondenza con l'architettura del XV-XVI secolo; inoltre, quella che vediamo qui è un'architettura tipica del XVIII-XIX secolo, con elementi volutamente anacronistici. Il vero salone del Palazzo delle Faccette di Mosca è raffigurato nella fig. 3.36 e 3.36a per un confronto, mentre nelle figure 3.37 e 3.38 vediamo un dipinto e un'antica incisione del XVIII secolo, che raffigurano una festa nel Palazzo delle Faccette del Cremlino di Mosca.

Si ha l'impressione che il salone del “Palazzo delle Faccette della città sul Volchov” fu costruito nel XVIII-XIX secolo, ad emulazione di quello di Mosca; tuttavia, è venuta fuori una grave sproporzione, poiché il salone doveva essere inserito in un edificio già esistente. Gli architetti pro Romanov finirono per ottenere soffitti bassi e una colonna centrale la cui sommità si allarga in modo troppo drastico, lasciando un'aria incombente. Le strane fasce sul soffitto sembrano troppo evidenti (vedi fig. 3.35). Gli storici suggeriscono che questo edificio sia “l'unica reliquia del primo stile gotico in Russia” ([557], pagina 22). Non vediamo nulla del genere negli edifici russi veramente antichi: queste “fasce gotiche” dovevano emulare le sfaccettature in rilievo dell’originale Palazzo delle Faccette di Mosca, dove hanno una funzione architettonica reale, comune per l’antica architettura russa (vedi fig. 3.36 e 3.36a).

È strano che la guida ([731]) dedichi un intero capitolo al “Palazzo delle Faccette” di Novgorod sul Volchov, senza menzionare una sola notizia di eventuali ricostruzioni o rinnovamenti dell'edificio, divulgando moltissimi altri dettagli del genere, che riguardano altre costruzioni della cittadella, e per giunta di minore importanza: tutti i lavori di riparazione eseguiti nel XVIII-XIX secolo sono riportati con molta meticolosità, vedere [731], pagine 24-31. Può essere che gli storici abbiano deliberatamente evitato l’argomento per non attirare l’attenzione sulla vera data di creazione di questo falso. Sembra che non sia mai avvenuta alcuna ristrutturazione: il palazzo si trova nelle condizioni attuali sin dalla sua costruzione nel XVIII-XIX secolo; tuttavia, la guida ([731]) cerca di convincerci che il “Palazzo delle Faccette” di Novgorod sul Volchov fu costruito nel XV secolo ([731], pagina 33), o addirittura nel XII secolo, secondo [557], pagina 37, giungendo fino ai nostri tempi, più o meno nella sua condizione iniziale. Come ci appare chiaro oggi, questo non è proprio vero.

A quanto pare, questo tetro “salone gotico” di Novgorod sul Volchov, nella sua condizione attuale è stato allestito per l’esposizione piuttosto di recente, nel XIX secolo, durante i preparativi per la celebrazione, nel 1862, “dell’Anniversario Millenario della Russia” a Novgorod sul Volchov (una festa molto sontuosa a cui partecipò lo stesso zar Alessandro II, oltre ai numerosi ospiti provenienti da ogni angolo della Russia ([731], pagine 80 e 82). Fu allora che fu eretto il grandioso monumento che si vede all'interno della cittadella (ibid). Quando si presentò la prima necessità di mostrare al pubblico qualcosa di “antico”; ciò venne realizzato con successo.