Сronologia 4

testo tradotto in italiano da Claudio dell'Orda

This Italian translation of the fragments of the 4-st volume by Anatoly Fomenko was done by Claudio dell'Orda from the English edition: 
A. T. Fomenko, T. N. Fomenko, V. V. Kalashnikov, G. V. Nosovskiy
History: " Fiction or Science?"
THE CHRONOLOGY OF RUSSIAN HISTORY.
NEW CHRONOLOGY AND CONCEPTION OF BRITISH HISTORY. ENGLAND AND RUSSIA (OR THE HORDE).
THE CHRONOLOGY AND GENERAL CONCEPTION OF ROMAN AND BYZANTINE HISTORY

Parte 3: LA CRONOLOGIA E LA CONCEZIONE GENERALE DELLA STORIA ROMANA E BIZANTINA.



Figura 15.2.
La datazione di Scaligero degli eventi descritti dai famosi cronisti inglesi medievali: Goffredo di Monmouth e Nennio. Vedere [577] e [155].

 

Capitolo 19: Il problema di ricostruire una versione veritiera della storia romana

 

Nelle opere di A. T. Fomenko è stata presentata la cronologia modificata di Roma e Bisanzio (vedi Cronologia1 e Cronologia2). Si basa su estesi calcoli computerizzati, effettuati durante l'analisi dell'intero volume dei dati storici e cronologici oggi disponibili dal punto di vista scientifico naturale. La nuova cronologia di Roma e Bisanzio implica che la versione consensuale di Scaligero della cronologia romana e bizantina sia palesemente errata. Chiediamo una revisione delle fonti storiche sopravvissute, che acquistano un significato totalmente nuovo, se analizzate dalla posizione della Nuova Cronologia. Poiché la storia romana è strettamente correlata alla storia della regione mediterranea in generale, faremo riferimento anche a quest'ultima, citando una serie di fatti riportati in Cronologia1, Cronologia2, Cronologia5 e Cronologia6.

 

1. La struttura cronologia degli odierni “libri di storia”.

 

Ricordiamo il postulato principale della nuova cronologia, formulato inizialmente da A.T. Fomenko (vedi Cronologia1 e Cronologia2). Può essere esposto in breve come segue.

1) La versione consensuale della cronologia globale antica e medievale è apparentemente errata. Fu presentata per la prima volta nelle opere dei cronologi scolastici del XVI-XVII secolo, Giuseppe Scaligero e Dionigi Petavio. La maggior parte degli storici professionisti della nostra epoca non contesta questa versione, sebbene la sua veridicità sia stata messa in dubbio da un certo numero di scienziati.

2) La versione storica e cronologica di Scaligero e Petavio contiene una serie di duplicati fantasma, o interpretazioni ripetute degli stessi eventi storici, che vengono presentati come diversi e datati a epoche storiche diverse, spesso separate da secoli e persino da millenni.

3) Tutti gli eventi datati alle epoche che precedono il 1000 d.C. nella versione di Scaligero e Petavio, sono fantasmi che riflettono nella realtà eventi più recenti. Per cui, la vera storia documentata inizia intorno al 1000 d.C., non prima. Non stiamo affatto cercando di dire che non ci sia stata "una storia" prima di questa data; tutto ciò che stiamo dicendo è che nessun documento di eventi precedenti è arrivato fino ai nostri giorni. Nella versione cronologica di Scaligero e Petavio, furono sostituiti da duplicati fantasma di eventi successivi.

4) Gli eventi datati al periodo compreso tra il 1000 e il 1300 d.C., possono essere divisi in due strati, il primo corrispondente agli eventi che hanno ricevuto datazioni corrette nella versione scaligeriana, ovvero il vero strato storico di quell'epoca. Il secondo strato corrisponde agli eventi datati in modo errato e riflettono eventi successivi del XIII-XVII secolo. Questo è lo strato fantasma dell'epoca del X-XIII secolo, che consiste negli eventi che sono andati fuori posto sull'asse del tempo. La loro corretta posizione cronologica corrisponde all'epoca del XIV-XVI secolo. In altre parole, il periodo compreso tra il 1000 e il 1300 d.C., come si riflette nella versione cronologica consensuale, è una bizzarra miscela di eventi reali con datazioni corrette ed eventi fantasma, le cui datazioni reali riguardano epoche successive.

5) Per quanto riguarda il periodo storico successivo al 1300 d.C., la versione cronologica di Scaligero e Petavio lo riflette per la maggior parte correttamente, sebbene in alcuni casi, dopo il 1300 si manifesta uno spostamento cronologico di 100. I duplicati cronologici scompaiono completamente dalla versione scaligeriana, solo a partire dal XVI secolo.

In altre parole, ci si può fidare della cronologia delineata nel manuale di storia di Scaligero solo a partire dal XVII secolo. Per il momento ci asterremo dal criticare la versione di Scaligero: la parte critica ha una lunga storia propria, che è raccontata in dettaglio in Cronologia1 da A. T.  Fomenko. Contiene un'analisi della cronologia globale secondo il “manuale di storia”, basata sui nuovi metodi empirico-statistici sviluppati per questo particolare scopo; hanno permesso di individuare le parti del “libro di storia” che si duplicano a vicenda. Si è scoperto che il sistema generale dei duplicati cronologici è piuttosto semplice: fondamentalmente il moderno “libro di storia consensuale” è una raccolta della stessa cronaca in quattro copie, spostate l’una rispetto all’altra, rispettivamente di 333, 720, 1053 e 1800 anni.

Questa è la costruzione generale dell'erronea versione cronologica su cui insistevano Scaligero e Petavio. Tuttavia, se studiato più attentamente, lo schema diventa più complesso, poiché ogni singola epoca della storia antica e medievale, contiene di suo fantasmi minori, nonché distorsioni, lacune e inserti errati. I lavori degli autori (vedi Cronologia1, Cronologia2 e Cronologia3) suggeriscono l'applicazione di diversi nuovi metodi empirico-statistici che consentono un'analisi cronologica più dettagliata e una localizzazione dei duplicati più efficace.

I metodi raccolti, suggeriti in Cronologia1, Cronologia2 e Cronologia3, ci permettono di trovare un gran numero di duplicati piuttosto inaspettati relativi alla versione storica e cronologica di Scaligero e Petavio.

 

 

2. Il problema dell’interpretazione cronologica risulta nella ricostruzione della vera storia antica.

 

Purtroppo la struttura dei duplicati cronologici di per sé non è sufficiente per una ricostruzione univoca della storia antica e medievale. Il fatto è che la Nuova Cronologia può essere interpretata in diversi modi.

Supponiamo infatti che la ricerca matematico-statistica abbia scoperto che le sezioni, o capitoli, X1, X2, …, Xn degli errati “libri di storia” che corrispondono alle diverse epoche T1, T2, …, Tn sono in realtà duplicati l'uno dall'altro e raccontano tutti gli stessi eventi. Come si può concettualizzare questo risultato formale utilizzando immagini storiche familiari?

Come possiamo affrontare domande come: “Quando visse Giulio Cesare?” e "Che lingua parlava?" In altre parole, come possiamo scrivere un singolo capitolo veritiero invece che diversi capitoli non veritieri? Innanzitutto dobbiamo rispondere alla seguente domanda: quali dei capitoli o delle cronache (X1, …, Xn) possono essere considerati “eventi originali”, o dare il resoconto più plausibile degli eventi in questione, e quali sono “gli eventi duplicati”, quelli contengono il maggior numero di distorsioni e travisamenti, e talvolta dovrebbero essere considerati opere di narrativa storica che hanno solo una relazione molto lontana con i fatti. La datazione degli originali è un problema completamente diverso. È solo dopo aver individuato gli eventi originali e la loro datazione che possiamo indagare, ad esempio, sulle origini cronologiche e geografiche di Giulio Cesare. Anche le risposte a tali domande saranno piuttosto complesse, del tipo: “La biografia di Giulio Cesare è una raccolta di diverse biografie storiche di persone diverse, la cui epoca e posizione geografica è questa e quella”. Dovremo estrarre queste biografie dallo stesso “libro di storia”, facendo del nostro meglio per ripulirle dagli elementi di fantasia e dai fatti trapiantati dalle biografie di altri personaggi storici. Ciò non può sempre essere fatto in modo inequivocabile.

Il problema della compilazione di un “libro di testo” sulla storia antica e medievale sembra quindi essere stato risolto in modo errato dalla scienza storica del XVI-XVII secolo, anzi, molto errato. Deve essere risolto di nuovo oggi. In altre parole, ciò di cui abbiamo bisogno è una nuova versione della storia antica, priva per quanto possibile di errori cronologici e contraddizioni.

Un tentativo di farlo, vago e ipotetico, come sembra, è presentato in Cronologia1 e Cronologia5 così come in Cronologia5 e Cronologia6. C’è un’enorme quantità di lavoro da fare in questa direzione, e richiederà un grande impegno da parte di molti specialisti, in particolare, dai futuri storici, liberi dalla pressione imposta dalla cronologia di Scaligero e Petavio.

Quanto sopra implica che prima di poter affrontare la ricostruzione della storia antica, dobbiamo concettualizzare e formulare i principi metodologici primari che definiranno la scelta da fare nei casi ambigui, poiché, come abbiamo accennato in precedenza, la storia antica non può sempre essere ricostruita con chiarezza e senza versioni alternative, se non abbiamo altro che i risultati formali su cui si basa la Nuova Cronologia. I nostri principi guida saranno i seguenti.

 

 

3. Il principio della veridicità dei "concetti generali" come riportati nei documenti antichi.

 

3.1. Le tracce della storia vera e della tradizione cronologica originaria.

 

Sarebbe naturale supporre che Scaligero, Petavio e altri cronologi del XVI-XVII secolo avessero basato la loro costruzione di una cronologia globale su qualche concetto storico inizialmente corretto e giunto loro come tradizione, basato su fatti comunemente noti, che non erano stati stimati nel corso della loro ricerca. Dopotutto, non avrebbero potuto costruire una storia e una cronologia completamente nuova da zero; è ovvio che i cronologi dovevano aderire, in una certa misura, ad alcuni concetti storici generali prevalenti nella loro epoca, altrimenti nessuno avrebbe creduto a loro, e le loro costruzioni cronologiche sarebbero state spazzate via rapidamente dall’esistenza. Tracce dell'antica tradizione, che sembra essere stata vera, devono inevitabilmente essere presenti nella versione scaligeriana della storia. Tali tracce possono occasionalmente essere identificate nelle fonti e separate dagli strati successivi. I resti dell'antica tradizione si presentano solitamente come formule semplici e stabili, o concetti generali riportati più o meno con le stesse parole da fonti diverse. Questi resti consolidati dell'antica tradizione si rivelano miniere di preziose informazioni. Il principio della correttezza di questi concetti generali richiede che la versione ricostruita della storia corrisponda ai resti dell'antica tradizione cronologica del XIV-XVI secolo, che possono essere ricavati da alcuni dei documenti sopravvissuti fino ai nostri giorni. Difficilmente troveremo tracce di tradizioni più antiche, poiché sono state completamente cancellate dalla storia documentata dell'umanità.

Il principio sopra formulato si basa sui risultati della ricerca di A. T. Fomenko riportati in Chron1, secondo cui i testi sopravvissuti fino ai nostri giorni descrivono solo il periodo storico a partire dall'XI secolo d.C. e così via, con resoconti più o meno dettagliati di eventi accaduti intorno al 1300 d.C. i primi.

Pertanto, la tradizione storica del XIV-XVI secolo era cronologicamente vicina al periodo iniziale della storia documentata. Si può quindi supporre che questa tradizione possedesse dati storici corretti. Tuttavia, fu distrutta nel XVII-XVIII secolo. Questo processo è descritto in Cronologia6, così come la motivazione alla base.

L'erronea tradizione storica e cronologica alternativa di Scaligero e Petavio fu introdotta nel XVI-XVIII secolo; prima si diffuse in tutta l’Europa occidentale e poi conquistò il mondo intero. In modo implicito, l’analisi critica del fondamento cronologico di questo sistema è stata da sempre un tabù per la scienza storica. Il tabù è ancora molto vivo, motivo per cui la materia in questione non viene mai discussa da nessuno.

Se volessimo ritornare a quanto rimane della corretta tradizione cronologica, come era nel XIV-XVI secolo, dovremmo sottolineare che alcuni dei suoi resti e tracce sono sopravvissuti all'epurazione del XVII-XVIII secolo, un numero pietosamente piccolo. Tuttavia, uno studio attento li rivelerà anche nella versione della storia tendenziosamente modificata. Queste tracce non si manifestano come datazioni o dettagli di eventi; tutte le fonti scritte del XIV-XVI secolo furono distrutte o riscritte nel XVII secolo. Disponiamo di pochi preziosi originali autentici, stampati o scritti a mano prima del XVII secolo. Nella stragrande maggioranza dei casi, i testi presentati come tali sono in realtà dei falsi del XVII-XVIII secolo (vedi Cronologia5 e Cronologia6 per maggiori dettagli). Riflettiamo sulle informazioni storiche che potrebbero essere sopravvissute al divario nella tradizione scritta, rimanendo saldamente registrate nella memoria umana entro il XVII-XVIII secolo. E' evidente che dovrebbero avere l'aspetto di concetti storici generali e grossolani, facili da formulare e apprendere, ma difficili da dimenticare. In effetti, alcuni di questi concetti sono sopravvissuti come formule irrigidite e idee generali sparse nei testi sopravvissuti del XVII-XVIII secolo. Di norma, queste formule sono assenti nei testi degli autori più recenti.

Gli scaligeriani trattano questi resti dell’antica tradizione con totale disprezzo, credendoli “miti medievali” che contraddicono “l'ovvia realtà storica”.

 

3.2. Il concetto medievale dei tre regni messi in sequenza.

 

Citiamo un esempio. Tutti i cronologi medievali, compreso Scaligero, avevano aderito al solo concetto dei cambiamenti dinastici inerenti alla storia, vale a dire che, fin dai primi giorni della storia umana, esisteva un certo centro di dominio del mondo: la capitale dell'Imperatore. Questo centro si spostò più volte, dividendo la storia in tre epoche con tre dinastie regnanti:

1) La monarchia babilonese, originariamente assira e caldea, poi persiana e media, con Babilonia come capitale.

2) La monarchia greca o macedone con capitale ad Alessandria. Si ritiene che questa città sia stata fondata e resa capitale da Alessandro Magno.

3) La monarchia romana con capitale a Roma. La versione scaligeriana della storia ritiene che Roma sia stata l’ultima monarchia a estendersi sul mondo. Seguì la divisione dell'Impero Romano in quello d'Oriente e quello d'Occidente; questi due stati, a loro volta, si frammentarono ulteriormente, formando una moltitudine di regni e principati indipendenti. Questa divisione della storia del mondo in tre epoche, fu sostenuta da molti autori già nel XVIII secolo. Quindi, fu introdotta la falsa cronologia scaligeriana "dell'antico” Egitto, che si estendeva a molti millenni. Si fece un altro “salto nell’antichità” e l’antica teoria dei tre regni successivi fu dimenticata. Ciò nonostante, le tracce di questa vecchia teoria rimangono nei moderni “manuali di storia”, oggigiorno in gran parte sminuiti. Inoltre, viene utilizzata un’altra terminologia: questo processo è chiamato “successione della civiltà”. Si presume che l'area tra il Tigri e l'Eufrate, ossia il regno babilonese, sia la culla della civiltà. In seguito, l’equilibrio del dominio culturale e politico si era spostato verso "l'antica” Grecia, e infine verso Roma in Italia.

Il vecchio concetto dei tre regni successivi è ovviamente presente nella versione scaligeriana della storia romana. Vediamo infatti la fondazione del regno greco nel presunto IV secolo d.C., secondo la storia di Scaligero. La sua capitale era la Nuova Roma, o Costantinopoli, dove Costantino il Grande aveva trasferito la sua capitale. Costantinopoli rimane la capitale del mondo nella storia di Scaligero fino alla fine dell'VIII secolo (almeno formalmente). Questa è l’epoca in cui Carlo Magno fonda in Europa il nuovo Impero Romano d’Occidente, che non riconosce più l’autorità di Costantinopoli.

Il Cronografo Luterano del 1680, ad esempio ([940]), che riflette la tradizione protestante tedesca del XVII secolo, basata sulle opere reali di Scaligero, Calvisio, Petavio e altri cronologi di quell'epoca, divide la monarchia romana finale nei seguenti periodi separati: “Questa monarchia può anche essere divisa nelle seguenti tre epoche primarie:

1) I Cesari italiani o latini fino a Costantino il Grande [vediamo l’Italia identificata ancora una volta come Latinia – TL e LT senza vocalizzazioni – Aut.]

2) L'epoca dei re greci di Costantinopoli fino a Carlo Magno [il regno greco viene ancora una volta identificato con Bisanzio e Costantinopoli – Aut.]

3) L'epoca dei re germanici” ([940]).

 

 

4. Il principio della localizzazione geografica applicato agli eventi storici antichi e basato sulle cartografie del XVII-XVIII secolo.

 

A quanto pare bisogna ricercare innanzitutto i nomi geografici “antichi”, menzionati nelle fonti antiche e nelle mappe del XVII-XVIII secolo. Questa ricerca spesso si rivela vincente e ci porta a conoscere la corretta localizzazione di alcuni eventi “antichi”. Risulta che molti nomi geografici “antichi” esistono ancora ai giorni nostri; tuttavia, la storia di Scaligero li colloca in modo diverso. Citeremo una serie di esempi.

Macedonia: una regione storica e un paese moderno situato nei Balcani slavi e non da nessuna parte nella “antica” Grecia.

Francia: uno stato moderno nell’Europa occidentale. Il nome Franchi riscontrato nelle fonti medievali potrebbe essersi riferito ai Traci balcanici e non solo ai Francesi: questo potrebbe aver creato confusione, e a quanto pare lo fece.

Bitinia (Betel o Betlemme): una regione dell'Asia Minore, vicino a Costantinopoli (Istanbul). Qui si trova la famosa antica città di Nicea, presumibilmente l'odierna città turca di Iznik ([85], volume 29, pagina 618). Secondo i Vangeli, Betlemme è il luogo di nascita di Cristo, che la sua famiglia aveva lasciato per trasferirsi nell'Egitto biblico, a quanto pare in Russia, o nell'Orda, nel Nord, vedi Cronologia6. Poi se ne andò in Galilea, che parrebbe essere la Francia, l'ex Gallia. Inoltre, si tenga presente il fatto che l’iconografia tradizionale bizantina e russa prevede che le rappresentazioni della croce siano accompagnate dalla parola nika (Nicea?). Ad esempio, sul retro della famosa icona conosciuta come “Nostra Signora di Vladimir” troviamo una croce con solo due iscrizioni: "ic xc" (Gesù Cristo) e "nika" ([80], pagina 82; vedere figure 19.1 e 19.2). Questo potrebbe essere un riferimento al luogo di nascita di Cristo: la città di Nicea in Bitinia.


Figura 19.1.
Il rovescio della famosa icona conosciuta come “Nostra Signora di Vladimir”.
L'unica scritta che vediamo accanto alla croce si legge come "ix xc" e "nika",
ovvero Gesù Cristo e Nika (Nike). Ciò potrebbe alludere a Nicea,
il luogo di nascita di Gesù Cristo, mentre è più probabile che
la Betlemme biblica si identifichi con la Bitinia a Bisanzio,
dove si trova la città di Nicea. Tratto da [80], pagina 85.

Figura 19.2.
Il rovescio della “Nostra Signora di Vladimir”:
primo piano del frammento con la scritta.
Tratto da [80], pagina 85.

Gallia: il nome storico della Francia; forse si identifica come la Galilea evangelica.

Cannes: una città in Francia (Gallia), vicino a Nizza. Potrebbe essersi riflessa nei Vangeli come Canaan in Galilea, una città che esiste ancora ai giorni nostri. Inizialmente, il suo nome avrebbe potuto significare "Khan".

Babilonia: il nome medievale del Cairo o di qualche altra città nelle vicinanze del Cairo ([1268], pagina 145); anche il nome di Baghdad.

Gerusalemme (Regno di Gerusalemme): il nome medievale dello stato situato sull'isola di Cipro. Va sottolineato che il nome storico della città conosciuta oggi come Gerusalemme, è in realtà Al-Quds. C'erano altre Gerusalemme, vedi Cronologia6.


Figura 19.3.
Una pagina della Bibbia di Ostrog risalente al 1582 ([621]), anche se la data in questione ci sembra dubbia. Questa pagina contiene un frammento della prefazione di Ivan Fyodorov, in cui racconta la storia dei suoi tentativi di pubblicare la Bibbia. Ivan Fyodorov si lamenta di non essere riuscito a trovare una sola Bibbia completa scritta a mano in slavo. Gli ci vollero molti sforzi per procurarsi una Bibbia slava completa, che fu tradotta “durante il regno di Vladimir il Grande, che aveva battezzato la terra russa”. Tuttavia, si è scoperto che la Bibbia in questione differiva da tutte le altre Bibbie in modo piuttosto drastico, il che la rendeva inadatta alla pubblicazione, con grande confusione di Ivan Fyodorov, come ci dice. La vecchia Bibbia moscovita di Vladimir il Santo vista da Ivan Fyodorov, è scomparsa. Vedi Cronologia6 per maggiori dettagli.

 

5. Il principio della stima dell'età di un dato testo al momento della sua prima pubblicazione di massa.

 

5.1. L’epoca in cui un testo è stato pubblicato in un gran numero di copie, deve essere vicina all’epoca della creazione di detto testo.

 

Supponiamo di avere a disposizione due fonti che notoriamente descrivono gli stessi eventi. Quale dei due dovremmo considerare più realistico e informativo dell’altro?

Il principio di obliterazione delle informazioni formulato in Cronologia1 postula che le informazioni vengano dimenticate in modo più o meno uniforme e monotono. Di regola, non viene mai ricordato dopo la sua cancellazione dalla memoria umana. L’implicazione è che quanto più vecchia è la fonte, tanto più veritiere sono le informazioni che contiene. Ma come si stima l’età di un testo? Avrebbe senso supporre che quanto prima il testo viene pubblicato in una moltitudine di copie, tanto più è vecchio e ricco di informazioni. Ad esempio, potrebbe essere stato stampato o copiato a mano in un gran numero di copie identiche, molte delle quali sono arrivate fino alla nostra epoca. Solo una copia di massa può garantire che la fonte in questione non abbia subito successivamente una modifica tendenziosa, poiché la distruzione di ogni vecchia copia è quasi impossibile. È quindi opportuno confrontare l'età delle fonti, o meglio, le loro edizioni superstiti, confrontando il momento in cui i documenti in questione sono usciti in un gran numero di copie.

Questo è il principio vero e proprio per valutare l'epoca in cui un dato testo è stato scritto dall'epoca in cui è entrato per la prima volta nella circolazione di massa. Il principio è senza dubbio piuttosto approssimativo; tuttavia, spesso si rivela utile.

 

5.2. Il confronto delle rispettive età del Nuovo e Vecchio Testamento.

 

Torniamo alla Bibbia, per esempio. Ci è stato insegnato a credere che i suoi primissimi libri siano i più antichi, con l'Antico Testamento che precede il Nuovo in generale e riguarda eventi di epoche più antiche. Tuttavia, secondo i risultati della cronologia statistica, vedi in Cronologia 1, sia l'Antico che il Nuovo Testamento descrivono eventi medievali che partono dall’XI secolo in poi. Da qui, la grande importanza della questione della loro rispettiva priorità cronologica. Se seguissimo il principio di stimare l’età di un testo attribuendolo all’epoca in cui ebbe per la prima volta un'ampia diffusione, la risposta sarebbe del tutto inequivocabile: i libri del Nuovo Testamento sono più antichi. Per lo meno, i Vangeli e gli Apostoli sono antecedenti ai libri dell'Antico Testamento, esclusi i Salmi. I tre libri sopra menzionati sembrano essere i più antichi dell'intero canone biblico.

In effetti, questi sono gli unici libri che furono pubblicati, nel XIV-XVI secolo, in una moltitudine di copie manoscritte standardizzate, e molti di loro sono sopravvissuti fino ai nostri giorni. Questo deve essere stato il primo tentativo di produrre in serie un testo prima dell'invenzione della stampa. La necessità di un numero così elevato di copie si spiega con l'uso di questi particolari libri della Bibbia durante le funzioni ecclesiastiche: ogni chiesa aveva bisogno di una copia. Ricordiamo anche ai lettori che il servizio domenicale si svolgeva contemporaneamente in ogni chiesa. A. V. Kartashev sottolinea che questi libri sono gli unici a non essere stati curati durante la preparazione delle prime edizioni a stampa della Bibbia nel XVI-XVII secolo, poiché erano “troppo comuni e riconosciuti da tutti”, e quindi impossibili da modificare senza che nessuno se ne accorgesse ([372], Volume 1, pagina 602).

La situazione con i libri dell'Antico Testamento è radicalmente diversa. È ben noto agli specialisti che i libri dell'Antico Testamento furono rivisti più e più volte fino al XVII secolo. Si ritiene che la loro edizione finale sia stata canonizzata in Occidente solo alla fine del XVI secolo (al Concilio di Trento in Italia). Tale tardiva canonizzazione può essere parzialmente spiegata dalle numerose discrepanze tra i diversi manoscritti dell'Antico Testamento.

È molto importante che i libri inclusi nell'Antico Testamento non abbiano avuto ampia diffusione prima del XVII-XVIII secolo. Inoltre, “La bolla papale emanata da Gregorio IX nel 1231 vietava di leggerlo [l'Antico Testamento della Bibbia – Aut.]; il divieto è stato revocato formalmente solo nel Concilio Vaticano II [già nel XX secolo! – Aut.]” ([205], pagina 67). Quanto alla Chiesa Orientale, fino alla fine del XVI-XVII secolo, salvo poche eccezioni, non aveva utilizzato alcun libro dell'Antico Testamento. Questi furono sostituiti dal Palaion, che racconta gli stessi eventi dell'Antico Testamento, ma in una chiave perfettamente diversa (vedi Cronologia 6 per maggiori dettagli). La Bibbia slava che conosciamo oggi, fu stampata per la prima volta da Ivan Fyodorov nel 1581, dopo un manoscritto greco inviato da Costantinopoli. Nella sua prefazione afferma di trovare in molti casi errati i manoscritti slavi disponibili (vedi fig. 19.3). La Bibbia greca fu pubblicata solo nel XVIII secolo, in Russia. Non si può non notare la coincidenza cronologica tra la canonizzazione della Bibbia al Concilio di Trento e la pubblicazione della prima Bibbia slava (vedi Cronologia6).

Pertanto, una stima approssimativa dell’età dell’Antico Testamento ottenuta dalle datazioni delle edizioni più antiche fino ad oggi disponibili, ci lascerà con la fine del XVI secolo come epoca della sua creazione. Una stima simile dei Vangeli, degli Apostoli e dei Salmi, li collocherebbe al XIV secolo. A quanto pare, nessun testo precedente è sopravvissuto.